Tabagismo: quali sono i danni e come uscirne

Tabagismo: quali sono i danni e come uscirne

Editato da: Karin Mosca il 22/03/2023

Il fumo è il primo nemico della nostra salute. Non ha effetti negativi solo sui polmoni, ma anche sugli altri organi interni e sulla bellezza. I motivi per smettere di fumare sono molti, i metodi anche. Ne parla il Prof. Lorenzo Rosso, esperto in Chirurgia Toracica a Milano

Quali sono i danni maggiori causati dal fumo?

Innanzitutto, quando si fuma vi è l’ovvio effetto cancerogeno sul polmone: questo è il primo organo che il fumo incontra, e nel quale le tossine prodotte dalla combustione, dal tabacco e dalla carta restano intrappolate. Queste sostanze dannose vengono poi assorbite anche dal sangue: le conseguenze sull’apparato cardiovascolare sono molto gravi. Il fumo costituisce uno dei maggiori co-fattori che portano all’aterosclerosi, ovvero alla degenerazione e al restringimento delle pareti delle arterie. Inoltre, i danni al sistema arterioso e vascolare possono portare alla disfunzionalità erettile nel sesso maschile, provocando una serie difficoltà alla sfera sessuale.

Ma il fumare costituisce anche una premessa per attacchi ischemici, infarti al miocardio, ictus e arteriopatie agli arti inferiori, oltre a rappresentare una concausa importante per lo sviluppo di tumori. Questi ultimi non sono solo quelli polmonari, ma anche quelli alla vescica, al tratto gastroenterico, all’esofago e all’intestino.
Non sono da sottovalutare nemmeno gli effetti estetici del fumare: il fumo di sigaretta aumenta lo stress ossidativo del nostro organismo, favorendo l’invecchiamento precoce della pelle e la perdita di elasticità della stessa, oltre il ben noto e visibile ingiallimento dei denti. Più in generale, le sostanze tossiche contenute nel fumo portano a un invecchiamento più rapido di tutti gli organi rispetto al normale.

Anche un’alimentazione scorretta può sommarsi al fumo, portando a un deperimento più rapido del corpo: è quindi importante acquisire delle sane abitudini alimentari e consumare le giuste quantità di frutta e verdura, che sono degli ottimi antiossidanti.

La dipendenza dal fumo è fisica o psicologica?

Senza dubbio la dipendenza è di entrambi i tipi. A livello fisico, quando qualcuno smette di fumare il suo corpo accusa dei disturbi fisici e organici. Inoltre, poiché il fumo accelera il metabolismo, quando lo si abbandona quest’ultimo torna a una velocità normale, risultando spesso in un aumento del peso corporeo. È però necessario ridimensionare questa paura: è stato infatti provato che l’aumento del peso una volta che si smette di fumare è di circa 3 chili in media; si tratta dunque di un effetto secondario alquanto limitato.


Per quanto riguarda la dipendenza psicologica, questa è soprattutto legata alla ritualità del fumo: il manipolare la sigaretta tra le dita, il portarla alla bocca e l’accenderla sono tutti gesti che da un certo punto di vista rassicurano il tabagista, creando un’abitudine che poi costa abbandonare.

È vero che la chiave per smettere di fumare è di volerlo davvero?

Assolutamente sì: la volontà di smettere deve venire da dentro di sé. Riguardo al metodo per raggiungere tale obiettivo, vi sono due teorie: la prima è quella che sostiene che bisogna smettere drasticamente, dall’oggi al domani. Chi segue questo metodo spesso trova la motivazione, per esempio, in un viaggio, perché spesso il bisogno di fumare è legato allo stress quotidiano che si prova al lavoro. Altrimenti, si può scegliere una data significativa o una ricorrenza simbolica per prendere questa decisione.
L’altro metodo è quello di smettere di fumare gradualmente. In tal caso, gli esperti consigliano di darsi un tempo limite, che non dovrebbe superare le 6 settimane, durante le quali si può gradualmente ridurre il numero di sigarette fino ad arrivare a smettere del tutto.

Per quanto riguarda le motivazioni, le statistiche parlano chiaro: il 40% di chi smette in Italia lo fa per motivi di salute; molti smettono dopo un infarto, un ricovero ospedaliero per polmonite, o altri eventi riconducibili al fumo. Il 35%, invece, dice di aver smesso perché consapevole che il fumo fa male. Seguono, con il 5-6%, coloro che decidono di non fumare più per la nascita di un figlio; il 4% soltanto smette in seguito alla raccomandazione di un medico. Il resto di chi ha smesso riferisce di aver rinunciato al fumo per altri motivi, quali la richiesta di un partner o il divieto di fumare nei luoghi pubblici.

Come smettono di fumare gli italiani?

Secondo le statistiche, chi si rivolge a un centro antifumo è solo l’1,4% di coloro che sono riusciti a smettere; meno dell’1% ha avuto bisogno di ricorrere a un aiuto psicologico, e soltanto il 3% ha assunto farmaci.

Ne risulta che la percentuale di quelli che hanno smesso senza nessun tipo di supporto esterno è altissima: ben il 94,8%. Questi dati dimostrano come smettere di fumare è possibilissimo per la maggioranza della popolazione tabagista, che riesce a trovare dentro se stessa la volontà e la motivazione necessarie per riuscire nel proprio intento.

Che ruolo hanno i centri antifumo?

I centri antifumo svolgono tantissime campagne che hanno il fine di rendere noto quanto sia importante smettere di fumare. Si pensa abitualmente al tumore al polmone, ma in realtà i problemi a cui si va incontro fumando sono molti di più. Inoltre, il fumo ha effetti nefasti sui costi del sistema sanitario nazionale. È quindi necessario diffondere tra la popolazione una maggiore consapevolezza di questi aspetti legati al fumare.

Chirurgia Toracica a Milano