Trattamento percutaneo delle rotture del tendine d’Achille

Pubblicato il: 22/02/2023 Editato da: Serena Silvia Ponso il 22/02/2023

Il tendine d’Achille è il tendine più forte e lungo del corpo umano, ma nonostante ciò è quello più soggetto a rotture, nella maggior parte dei casi durante le attività sportive caratterizzate da fasi frequenti di accelerazione/decelerazione. E quando ciò accade è importante trattarlo con le dovute cautele

Che cosa s’intende con trattamento percutaneo?

Il trattamento percutaneo delle rotture del tendine d’Achille è una tecnica chirurgica mininvasiva che garantisce un recupero più rapido e meno doloroso, con un minore tasso di  rischio.

Come avviene la ricostruzione del tendine rotto grazie al trattamento percutaneo?

La ricostruzione del tendine mediante trattamento percutaneo avviene con anestesia locale. Il paziente viene posizionato con il dorso del piede a contatto con il margine del letto operatorio e la lesione viene delimitata con matita dermografica. Dopo di che si praticano 6 piccoli accessi cutanei (3 mediali e 3 laterali) al profilo del tendine.

Scollato il tessuto sottocutaneo, si procede al passaggio di una sutura a doppio ago non riassorbibile nel tendine, ancorando il moncone distale e quello prossimale.
Le due suture (prossimale e distale) vengono poi annodate.

Successivamente si verificano l’accostamento e il contatto dei monconi tendinei e il recupero della metria dell’apparato muscolo-tendineo tricipitale. Si termina infine con la sutura delle sei piccole incisioni cutanee.

 

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Quali sono i tempi di recupero?

I tempi di recupero dopo l’intervento dipendono da fattori differenti quali l’età del paziente, il  programma di riabilitazione e l’impegno del paziente a seguirlo. In generale è necessario deambulare con 2 stampelle per 14-30 giorni; successivamente è concesso il carico sull’arto operato e si inizia il recupero della forza e della motilità della caviglia.

In che cosa consiste la riabilitazione post trattamento percutaneo?

La riabilitazione consiste in un’immobilizzazione ridotta e una mobilizzazione precoce, e gli  obiettivi sono i seguenti:

  1. Rinforzo muscolare;
  2. Recupero del ROM (Range Of Motion), ossia della flessibilità articolare;
  3. Gestione del dolore e prevenzione delle complicanze;
  4. Recupero della propriocezione;
  5. Ripresa dell’attività fisica.

Di solito si inizia con mobilizzazioni inizialmente passive, che il paziente deve effettuare in autonomia per 4-5 volte al giorno. Quando gli esercizi non vengono effettuati viene applicato un tutore per immobilizzare la caviglia in posizione di equinismo, e il carico parziale è consentito utilizzando un tutore e dei bastoni canadesi.

 

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