Biofeedback

Creato: 13/04/2024

Che cos’è il biofeedback?

Il concetto di biofeedback si basa sull’idea che diventando più consapevoli del proprio corpo e dei processi in corso al suo interno sia possibile controllare alcuni di tali processi. Prevede l’impiego di strumenti che forniscono informazioni sui vari sistemi e apparati all’interno del proprio corpo, tra cui elettromiografi (EMG), termometri ed elettroencefalografi, con la finalità di insegnare al paziente a controllare certi aspetti come gli impulsi cerebrali, la funzione cardiaca, la respirazione, la temperatura cutanea e l’attività muscolare. Se da un lato alcuni professionisti sono ancora scettici sulla sua utilità, dall’altro lato il biofeedback si è dimostrato utile nel trattamento di determinate condizioni, tra cui emicranie, mal di testa, dolore cronico, incontinenza e ipertensione. Dato che il suo funzionamento non è ancora chiaro, potrebbe trattarsi semplicemente di un effetto placebo.

Perché si esegue?

Il biofeedback può venire raccomandato da un medico per diverse condizioni, più comunemente per il mal di testa (in particolare le emicranie), il dolore cronico, la pressione alta e la mancanza di controllo sulle funzioni della vescica o dell’intestino. La ricerca sull’efficacia del biofeedback è ancora in corso, ma vi sono alcuni studi che ne dimostrano la possibile efficacia nel trattamento di varie condizioni, tra cui appunto mal di testa e ipertensione.

In cosa consiste il biofeedback?

Il paziente viene collegato a sensori elettrici che gli forniscono informazioni (feedback) sui propri processi biologici (da qui “biofeedback”). Le informazioni fornite da tali sensori aiutano il paziente a concentrarsi sui piccoli cambiamenti che egli può apportare al proprio corpo, come per esempio il rilassamento di determinati muscoli. Osservando gli effetti, il paziente impara a controllare tali piccoli movimenti per ottenere il risultato desiderato, come per esempio ridurre il dolore oppure controllare la vescica o la defecazione. Il biofeedback è stato descritto in termini di “allenamento”, piuttosto che di “trattamento”, per via del ruolo attivo del paziente.

I diversi tipi di biofeedback

A seconda del problema di salute e dell’obiettivo del trattamento, si possono utilizzare diversi metodi di biofeedback:

  • Cervello: un elettroencefalografo (EEG) legge gli impulsi cerebrali per mezzo di sensori posizionati sul cuoio capelluto
  • Cuore: un elettrocardiogramma (ECG) viene collegato al torso per mezzo di elettrodi per monitorare il battito cardiaco.
  • Sangue: un fotopletismografo misura il flusso sanguigno relativo.
  • Respirazione: delle fasce posizionate attorno al torace e all’addome misurano il ritmo e l’andamento della respirazione.
  • Muscoli: l’elettromiografia (EMG) rileva l’attività elettrica nel sistema nervoso che causa la contrazione muscolare.
  • Sudore: un elettrodermografo collegato a sensori posizionati sulle mani monitora le ghiandole sudoripare e la traspirazione, che è un indicatore di ansia.
  • Temperatura corporea: termometri e sensori di vario tipo, collegati alle estremità per misurare il flusso sanguigno, sono in grado di mostrare variazioni di temperatura correlate allo stress.
  • Osservando i cambiamenti nelle varie letture i pazienti possono imparare a controllare meglio il proprio corpo e, si spera, anche i sintomi.

Il ruolo del medico

Durante le sessioni di biofeedback il medico potrebbe mostrare al paziente delle tecniche in grado di influenzare le letture fornite dagli strumenti, aiutandolo in tal modo a controllare i propri processi corporei. Tra queste vi possono essere delle tecniche di respirazione profonda e di rilassamento.