Tumore della prostata: biopsia fusion e sorveglianza attiva

Autore: Dott. Nicola Pavan
Pubblicato:
Editor: Serena Silvia Ponso

La biopsia fusion è diventata una tecnica sempre più utilizzata nella diagnosi del tumore alla prostata, e ha contribuito a ridurre il tasso di mortalità di questa neoplasia, che risulta essere tra le più frequenti nel genere maschile. Ma cosa significa esattamente e come funziona? E cosa s’intende per sorveglianza attiva? Ce ne parla il Dott. Nicola Pavan, Urologo a Palermo

Cos'è la biopsia fusion e come viene utilizzata nella diagnosi del tumore alla prostata

La biopsia prostatica fusion, nota anche come biopsia guidata dalla “fusione” di immagini, è in grado di combinare le immagini ottenute da una risonanza magnetica multiparametrica (mpMRI) con quelle di un'ecografia transrettale (TRUS), in modo tale da consentire ai medici di identificare e guidare con maggiore precisione l'ago della biopsia verso le aree sospette rilevate dalla risonanza magnetica.

Questa tecnica viene utilizzata nella diagnosi del tumore alla prostata perché consente una buona precisione nella determinazione della posizione e dimensione del tumore. Attraverso questa tecnica è possibile ridurre il rischio di falsi negativi, migliorando di conseguenza la scelta del trattamento più opportuno e la diagnosi.

L'utilizzo della biopsia fusion presenta diversi vantaggi perché permette di aumentare la precisione rispetto alla biopsia tradizionale o random.

 

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Sorveglianza attiva: si può davvero evitare la chirurgia?

La sorveglianza attiva è una strategia che serve per monitorare con attenzione il tumore della prostata a basso rischio, al fine di evitare di ricorrere a trattamenti invasivi quali ad esempio la radioterapia o la chirurgia. L’obiettivo finale è evitare gli effetti collaterali dei trattamenti radicali (come ad esempio l’incontinenza urinaria o la disfunzione erettile) quando il tumore è ancora poco aggressivo o a crescita lenta, e consente di evitare o ritardare del tutto i trattamenti non necessari, riducendo gli oneri psicologici ed economici associati.

Questa strategia coinvolge esami regolari, tra cui esami rettali digitali, il dosaggio del PSA (antigene prostatico specifico) nel sangue e, occasionalmente, biopsie prostatiche e/o risonanza magnetica multiparametrica. I risultati di questi esami aiutano i medici a monitorare attentamente la progressione del tumore e a intervenire tempestivamente qualora si verifichino cambiamenti significativi.

È importante sottolineare che la sorveglianza attiva richiede un monitoraggio regolare e una stretta vigilanza da parte dei medici specializzati.

Come prevenire il tumore alla prostata?

Sia la biopsia fusion sia la sorveglianza attiva giocano un ruolo fondamentale nel benessere dei pazienti con tumore alla prostata. Se infatti la biopsia fusion permette una diagnosi precoce e più accurata individuando facilmente il tumore e permettendo ai medici di pianificare il trattamento più adeguato, la sorveglianza attiva offre un'alternativa appropriata per i pazienti che presentano tumori a basso rischio, in modo tale da preservarli da trattamenti invasivi non necessari.

Ma per evitare di incorrere in una diagnosi di tumore alla prostata cosa è necessario fare per prevenire la malattia?

Innanzitutto è necessario mantenere uno stile di vita sano facendo attività fisica, seguendo una dieta sana ed equilibrata, aumentando il consumo di verdura, frutta e cereali integrali, ed evitando il consumo di fumo e alcol.

È stato infatti dimostrato a seguito di alcuni studi che il fumo di sigaretta può favorire lo sviluppo e la crescita del tumore.

Sopra i 50 anni è bene eseguire una valutazione urologica previa esecuzione di una PSA tramite esame del sangue. L’assenza di familiarità un livello contenuto di PSA a seconda del range di età e uno stile di vita sano proteggono dall’insorgenza di malattie prostatiche e dal possibile sviluppo di altre patologie tumorali o metaboliche.

 

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Dott. Nicola Pavan
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