Reflusso gastroesofageo: una patologia comune!

Reflusso gastroesofageo: una patologia comune!

Editato da: Cecilia Ghidotti il 16/05/2022

Si calcola che il 20% della popolazione soffra di reflusso gastroesofageo almeno una volta nella sua vita. Questi dati però, si riferiscono solo a pazienti che si dirigono all’attenzione medica. La maggior parte di noi, infatti, in presenza di sintomi si limita ad assumere gastroprotettori senza una diagnosi specialistica. Il Dott. Mario Annecchiarico ci aiuta a capire di più sul reflusso gastroesofageo in questo articolo

Reflusso gastroesofageo: perché?

Parliamo di reflusso gastroesofageo quando si presenta una risalita delle sostanze presenti nello stomaco fino all’esofago, nonostante il nostro organismo ci offra meccanismi di difesa naturali, quali:

  • Pressione differente tra addome e zona toracica;
  • Presenza dello sfintere esofageo inferiore;
  • Esofago avvolto dai muscoli del diaframma;
  • Presenza di un angolo alla fine dello stomaco;
  • Peritoneo che riveste diaframma e stomaco.

Se uno tra questi meccanismi viene a mancare si genera il reflusso gastroesofageo. Ovviamente, ci sono alcuni fattori che aumentano le possibilità di reflusso gastroesofageo come:

  • Il fumo e l’alcool: generano rilasciamenti dello sfintere esofageo;
  • L’obesità: produce un aumento della pressione addominale;
  • Ernia iatale: genera sia l’aumento della pressione addominale che i rilasciamenti dello sfintere esofageo inferiore;
  • Cibi grassi, bibite gassate e caffè: aumentano la presenza di acidi nello stomaco.

Come riconoscere il reflusso?

La malattia da reflusso gastroesofageo si presenta con differenti sintomi che possiamo suddividere in due gruppi:

  • Sintomi tipici: bruciore di stomaco, risalita di materiale acido fino alla cavità orale;
  • Sintomi atipici: tosse, difficoltà a respirare, broncospasmo, dolore toracico, raucedine.

Se non trattata correttamente, questa patologia può dare origine a complicanze più gravi, come:

  • Laringite: piccole quantità di sostanze acide che passano per l’esofago entrano nella laringe irritandola;
  • Esofago di Barrett: dovuto alla continua esposizione di materiale acido;
  • Tumore all’esofago;
  • Stenosi esofagea (restringimento del lume esofageo per via della formazione di tessuto cicatriziale).

Metodologie diagnostiche

Un esame molto utile al momento della diagnosi del reflusso gastroesofageo è l’EGDS (esofagogastroduenoscopia). Questo esame permette di individuare eventuali lesioni dell’esofago che possono essere simbolo di ernia iatale o di reflusso erosivo. Tra i migliori strumenti troviamo anche la pH-impedenziometria delle 24 ore, che rivela eventuali alterazioni del pH ed individua le caratteristiche chimico-fisiche delle sostanze di reflusso grazie al posizionamento di un sondino con rivelatore di pH. Esistono inoltre test farmacologici, nel quale il paziente viene sottoposto a farmaci inibitori di pompa protonica per due settimane (bloccano la secrezione di sostanze acide nello stomaco). Se i sintomi scompaiono, si tratta di reflusso gastroesofageo. La manometria esofagea (introduzione di un sondino all’interno dell’esofago) è un’altra soluzione possibile.

Trattamenti della malattia da reflusso

La terapia principale della malattia da reflusso è il cambio di stile di vita, eliminando tutti quei fattori di rischio come il fumo, l’alcool, il caffè, i cibi grassi, le bibite gassate e l’aglio. Inoltre, è consigliabile aspettare prima di sdraiarsi dopo mangiato e, se possibile, alzare un poco lo schienale del letto.

Si possono affiancare anche farmaci come gli inibitori di pompa protonica, per evitare eventuali lesioni causate dalle sostanze acide e riducendo i sintomi, o i procinetici per favorire la digestione ed agevolare il passaggio del cibo nello stomaco.

La chirurgia del reflusso

Se il reflusso non si allevia con le precedenti terapie, se vi è presenza di ernia iatale o di Esofago di Barrett il medico può decidere di procedere con l’intervento chirurgico. L’operazione cercherà di ripristinare la i normali livelli di pressione di esofago e di stomaco attraverso la fundoplacatio: si prende il fondo dello stomaco avvolgendolo alla parte finale dell’esofago per creare un punto di alta pressione per evitare la risalita delle sostanze gastriche.

L’operazione può avvenire sia in tecnica mininvasiva che a cielo aperto. La chirurgia mininvasiva consentirà un recupero più rapido del paziente ed un impatto estetico minore (le incisioni sono di un massimo di 1 cm). 

Gastroenterologia a Benevento