Mioma uterino: sai davvero che cos’è?

Mioma uterino: sai davvero che cos’è?

Editato da: Cecilia Ghidotti il 20/04/2022

Tutte noi abbiamo sentito almeno una volta della vita parlare di miomi o fibromi uterini, ma sappiamo veramente cosa sono? Il Dott. Giovanni Di Vagno, esperto in Ginecologia Oncologica, ci aiuta a capire cosa sono, come riconoscerli e gli esami diagnostici che dovremo affrontare

Mioma: che cos’è?

I Miomi o fibromi uterini sono tumori (dal latino tumorem = neoformazione patologica) benigni dell’utero molto frequenti nella popolazione femminile (In Italia la più alta prevalenza in Europa con il 17,8% nella fascia di età tra i 40-49 anni). Rappresentano le neoplasie pelviche più frequenti e si manifestano in circa il 70% delle donne di 45 anni. L’incidenza dei fibromi aumenta con l’età, raggiunge il picco a 50 anni e diminuisce con la menopausa. Originano dal tessuto muscolare liscio dell’utero e per la loro localizzazione nell’utero si distinguono in:

  • sottosierosi (i più comuni);
  • intramurali;
  • ottomucosi (meno frequenti).

Occasionalmente i miomi si localizzano in corrispondenza del ligamento largo (intraligamentosi) delle tube e della cervice. Alcuni fibromi sono peduncolati. Nella maggior parte dei casi sono multipli e ciascuno trae origine da una singola cellula muscolare, risultando monoclonali dall’origine. Poiché sono dotati di numerosi recettori estrogenici tendono ad aumentare di dimensioni durante il periodo fertile e diminuire di volume dopo la menopausa (con riduzione sino al 20%). Talvolta possono crescere oltre il loro supporto di sangue e conseguentemente possono andare incontro ad una loro degenerazione che talvolta porta ad una sintomatologia dolorosa. Sebbene le pazienti siano spesso preoccupate di una loro degenerazione neoplastica maligna la trasformazione sarcomatosa avviene in meno del 1% dei casi.

Come si riconosce un mioma?

I sintomi più frequenti dei fibromi uterini sono:

  • Sanguinamenti uterini anomali. In particolare i sanguinamenti sottomucosi possono essere abbastanza consistenti e determinare anemizzazione;
  • Se cresce e degenera o si torce, se peduncolato, può determinare dolore acuto o cronico o semplicemente un dolore gravativo persistente pelvico;
  • Sintomi urinari quali l’urgenza minzionale;
  • Sintomi intestinali derivanti dalla compressione intestinale, quale la stipsi o la sensazione di retto pieno;
  • Infertilità soprattutto se a sviluppo sotto mucoso;
  • Problemi ostetrici in gravidanza (aborti spontanei ricorrenti, contrazioni premature, presentazioni anomale del feto o rendere necessario il Taglio Cesareo o ancora provocare una emorragia post-partum).

Gli esami diagnostici più frequentemente necessari sono:

  • Ecografia: permette di visualizzare e valutarli per dimensioni, struttura, sedi, ed anche monitorarli nel tempo. L’ecografia può avvenire attraverso l’addome (esternamente) o la vagina (internamente, ecografia trans-vaginale). Permettendo quindi di valutare se sono un nuovo reperto, se aumentano di dimensioni rapidamente (fattore di allarme), se le masse pelviche, palpate alla visita, non siano di altra natura (ad esempio masse ovariche) ed infine se hanno una vascolarizzazione anomala.
  • Esami di laboratorio: Se la presenza di miomi si associa a sanguinamenti mestruali anomali l’emocromo completo con l’assetto marziale ed eventualmente l’elettroforesi della emoglobina permette di valutare il grado e la qualità della anemizzazione. Bisogna anche fare attenzione, nella valutazione della anemia, se vi sono emoglobinopatie (ad es. anemia mediterranea, drepanocitosi), assunzione di anticoagulanti (compresa la assunzione recente di aspirina), ipertensione arteriosa o malattie della tiroide;
  • RMN: Se la ecografia lascia dei dubbi interpretativi si può ricorrere all’uso della Risonanza Magnetica Nucleare. Questa metodica può anche essere utile nel riconoscimento della adenomiosi (presenza di tessuto endometriale ectopico nello spessore del muscolo uterino);
  • Isterosalpingografia: utile in caso di infertilità per valutare la pervietà delle tube uterine;
  • Isteroscopia: Questa procedura si esegue inserendo una sonda illuminata, dotata di una ottica, nella cavità uterina per via vaginale iniettando della soluzione fisiologica per distenderla e studiare la localizzazione dei miomi sottomucosi con la possibilità di eseguire una biopsia o una loro resezione se necessario.
Ginecologia e Ostetricia a Bari