Adenoma ipofisario: ci dice tutto il Neurochirurgo

Pubblicato il: 22/09/2023 Editato da: Serena Silvia Ponso il 22/09/2023

L’adenoma ipofisario è una neoplasia benigna che interessa l’ipofisi, ossia quella ghiandola che abbiamo all’interno del cranio e che serve a produrre diversi ormoni. Per saperne di più leggi l’articolo del Dott. Francesco Prada, Neurochirurgo a Milano

Perché insorge l’adenoma ipofisario? Quali sono le cause?

Le ragioni per cui si manifesta questo tumore non sono ancora certe. Nella maggior parte dei casi queste neoplasie sono del tutto sporadiche, e possono presentarsi anche in determinate condizioni cliniche di natura genetica, come ad esempio il Complesso di Carney, contraddistinto da una pigmentazione cutanea anomala e dalla presenza di tumori corticosurrenalici, mixomi cardiaci, adenomi ipofisari e noduli ipertiroidei che producono in quantità eccessiva l’ormone della crescita, oppure la Sindrome da neoplasia endocrina multipla di tipo 1 (MEN1), che si caratterizza per la formazione di tumori nelle ghiandole paratiroidee, nell’adenoipofisi (il lobo interiore dell’ipofisi da cui derivano gli adenomi) e nel pancreas.

Come agisce l’adenoma ipofisario?

Dato che nell’adenoipofisi sono presenti cellule endocrine differenti, l’adenoma ipofisario produce un numero eccessivo di ormoni, e a ciascuna tipologia è dato il compito di fabbricare ormoni specifici su direttiva dell’ipotalamo.

Sulla base dell’ormone prodotto in eccesso, l’adenoma ipofisario si distingue in:

  1. Prolattinoma: quando l’ormone stimolato in eccesso è la prolattina;
  2. Corticotropinoma: quando l’ormone rilasciato è la corticotropina (ACTH);
  3. Somatotropinoma: quando viene secernato l’ormone della crescita (GH);
  4. Gonadotropinoma: quando l’ormone sintetizzato è la gonadotropina;
  5. Tireotropinoma: quando produce in eccesso l’ormone della tireotropina (TSH).

In tutti questi casi stiamo parlando di adenomi ipofisari attivi, perché la cellula che li compone ha generato un aumento della secrezione di uno o più di questi ormoni.

Ci sono poi anche adenomi inattivi, chiamati così perché non hanno prodotto nessun ormone, ma che sono in grado di esercitare una forte pressione sulle zone che circondano l’ipofisi anteriore, provocando di conseguenza deficit ormonali.

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Quali sono i sintomi dell’adenoma ipofisario?

I sintomi dipendono dall’ormone che è stato secernato in eccesso:

  • Prolattina: questo ormone in grandi quantità può alterare la produzione delle gonadotropine, e ciò comporta l’infertilità e la diminuzione del desiderio sessuale in entrambi i sessi: negli uomini con la disfunzione erettile e la ginecomastia; nelle donne con alterazioni del ciclo mestruale.
  • Ormone della crescita: si modificano le ossa e le parti molli del viso, oltre a ingrossarsi le estremità; eccessiva sudorazione e produzione di sebo; tolleranza al glucosio ridotta.
  • Corticotropina (ACTH): aumento di peso, cambi d’umore, ecchimosi cutanee, eccesso di peluria a causa dell’iperstimolazione della ghiandola surrenale.
  • Tireotropina: gozzo tiroideo e ipertiroidismo.

A questi sintomi si può aggiungere la vista compromessa (dal 40% al 60% dei casi) a causa delle zone vicine compresse dall’estensione del tumore.

In che modo si può diagnosticare l’adenoma ipofisario?

Successivamente a un’anomalia del bilancio ormonale o a un’alterazione della vista possono essere fatte le dovute indagini per capire se è in atto un adenoma ipofisario. Nello specifico, si provvederà con una disamina endocrinologica e biochimica completa, che consentirà di misurare i diversi ormoni. Seguirà poi una visita oculistica per valutare quali sono le alterazioni subite dalle vie ottiche e dal chiasma.

L’esame privilegiato per la diagnosi dell’adenoma ipofisario è la Risonanza Magnetica della sella turcica, mediante la quale, grazie a un mezzo di contrasto (il gadolinio), è possibile ottenere un’immagine della ghiandola ipofisaria nel dettaglio.

Le scansioni della sella turcica con tomografia computerizzata (TC) permettono invece di individuare i rapporti che ha il tumore con le componenti ossee del cranio, oltre a valutare quanto è invasivo il tumore per poter definire il piano chirurgico.

 

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Trattamenti disponibili per l’adenoma ipofisario

Ad oggi esistono tre possibili trattamenti che eventualmente si possono combinare: la chirurgia, la radiochirurgia e la terapia farmacologica.

L’approccio chirurgico, privilegiato nel caso di fenomeni compressivi provocati dal tumore o in caso di adenomi attivi dal punto di vista ormonale non responsivi alle terapie, prevede una chirurgia che viene effettuata per via transfenoidale (ossia attraverso il seno sfenoidale e le cavità nasali). Con approccio endoscopico il chirurgo raggiunge la lesione situata a livello sellare percorrendo le naturali cavità anatomiche, e quindi senza dover praticare incisioni. Solo con una minima demolizione ossea diventa dunque possibile rimuovere il tessuto tumorale conservando quello sano. In casi particolarmente complessi l’asportazione avviene per via craniotomica o combinata.

La radioterapia invece è la soluzione privilegiata nei casi di asportazione chirurgica parziale della neoplasia, in caso di recidive o quando non è possibile ricorrere alla microchirurgia. Viene effettuata con la procedura stereotassica, dunque mediante una macchina che eroga dosi radianti (GammaKnife-CyberKnife) fino a colpire il tumore con fasci di raggi provenienti da sorgenti diverse.

Infine, la terapia farmacologica consiste nell’assunzione di alcune sostanze farmacologiche, come ad esempio la bromocriptina, la cabergolina, il lanreotide, il pasireotide e l’octreotide, che permettono di ridurre la secrezione dell’ormone della crescita e la prolattina, oltre a un arresto dello sviluppo del tumore, accompagnato a volte da un ridimensionamento del volume neoplastico.

Neurochirurgia a Milano

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